Maurizio Degiuli è stato e sarà sempre uno di noi.
Con lui la chirurgia oncologica italiana rappresentata dalla SICO e quindi da tutti noi perde un valente chirurgo, un grande e indefesso ricercatore, uno studioso appassionato dei Tumori dell’apparato digerente, ma soprattutto un grande amico, una degnissima persona, un intellettuale dai molteplici interessi e dall’ingegno multiforme.
Fin dagli inizi della sua carriera nei primi anni 80 si dedicò allo studio delle problematiche chirurgiche sul carcinoma gastrico, cui diede un grande contributo grazie alla sua naturale predisposizione all’approfondimento dei vari temi, alla sua sincera passione per la cura chirurgica del cancro, al suo pragmatismo e alla sua obiettività.
Erano gli anni in cui l’attenzione era incentrata sull’estensione della resezione d’organo, sul dualismo tra gastrectomia totale e subtotale, laddove la prima era ancora patrimonio tecnico di pochi e la seconda mutuava l’esperienza maturata dai Chirurghi Italiani che si cimentavano quotidianamente con gli interventi per ulcera.
Erano gli anni in cui il cancro dello stomaco era trattato più o meno come ai tempi di Billrooth, con risultati in cui i lungo sopravviventi rappresentavano l’eccezione, dal momento che nelle poche esperienze monocentriche, la five year survival, quando disponibile, non superava il 20/30%.
Ma furono anche gli anni della rivoluzione culturale ad opera dei Chirurgi Giapponesi guidata da Keichi Maruyama che si affacciava in Europa con una survey dai numeri impressionanti e con sopravvivenze mai viste prima, che ribaltava il concetto di radicalita’ oncologica spostando tutta l’attenzione sulla linfoadenectomia sistematica di secondo livello.
Fu una vera rivoluzione che non tutti capirono subito, ma che Maurizio afferrò nella sua essenza e che fece immediatamente sua, prendendo contatto con il National Cancer Center di Tokyo e con Mitsuru Sasako e Takeshi Sano che sarebbero diventati suoi amici storici.
E prese contatti anche con Ian Bonekamp, interessandosi ai risultati preliminari del trial olandese e a quello francese, diventando uno strenuo e infaticabile sostenitore della linfoadenectomia sistematica di secondo livello.
I suoi numerosi studi e le pubblicazioni sull’argomento parlano per lui e resteranno a testimoniare la sua passione e la sua autorevolezza scientifica.
La rivoluzione mininvasiva lo trovò pronto e preparato come sempre: si dedicò alla chirurgia laparoscopica del colon con risultati eccellenti che lo portarono al ruolo di Coordinatore dell’Oncoteam che svolse con competenza, dedizione e passione portandolo a essere uno dei più numerosi e attivi della Società.
La sua candidatura alla Presidenza fu alla fine quasi fisiologica e oggi il nostro più grande rimpianto è che il destino non ha voluto che si insediasse, anche per un solo giorno al vertice della SICO.
Il suo ricordo rimarrà sempre con noi come quello di una persona appassionata al suo lavoro, seria e sensibile, dotata di una profonda umanità di cui che neanche la sua grave malattia è riuscita a sfumare i contorni.
Grazie Maurizio di essere stato con noi e di averci dato tanto.
Non ti dimenticheremo.
Il Presidente Prof. Franco Roviello e il Consiglio Direttivo SICO
Siena, 5 Luglio 2023